La storia del tabacco

La storia del tabacco

La storia del tabacco inizia almeno 10 000 anni fa con le prime testimonianze risalenti all’ 800-700 aC circa, riportate nel Libro IX dell’Odissea, dove si narra che Ulisse e suoi uomini approdarono presso l’Isola di Citera dove vennero accolti dai Lotofagi, che offrirono loro i fiori di loto, unico alimento presente sull’isola che aveva però la caratteristica di far perdere la memoria a chi se ne cibava. Il tabacco aveva essenzialmente un uso religioso e cerimoniale tra le tribù degli indigeni d’America, e divenne ricreativo solo successivamente. 

Per quanto riguarda la sua descrizione botanica, il tabacco è il prodotto della Nicotiana, ne esistono in realtà molte specie; tra tutte la Nicotiana tabacum è la più coltivata, in quanto essuda una secrezione giallastra contenente nicotina. La nicotina è un metabolita secondario prodotto dalla pianta come mezzo di difesa contro gli insetti predatori. Infatti venne utilizzata come pesticida in tutto il mondo fino alla metà degli anni ’60, quando è stata bandita. Un solo insetto, il Manduca sextans (il verme del corno del tabacco), sfugge agli effetti negativi della nicotina grazie al suo sistema di difesa, che consiste nel veicolare una sequenza amminoacidica alterata del recettore che limita l’affinità della nicotina per i propri recettori, e possedere un equivalente funzionale di una barriera ematoencefalica. 

Le prime testimonianze della crescita del tabacco in America risalgono al 6000 aC, anche se già precedentemente erano stati ritrovati reperti di una pipa da tabacco risalente al XIX secolo aC; come già detto precedentemente, il tabacco venne utilizzato dai nativi americani solo a scopo religioso e successivamente anche ad uso medicinale. Le sculture Maya ritrovate raffigurano persone di alto rango che fumano sigari e sacerdoti che usavano il fumo del tabacco per i sacrifici umani, il fumo era di fatto usato come veicolo per le offerte. Successivamente i Toltechi, ereditarono l’usanza del fumo dai Maya. Il tabacco è anche protagonista di miti e leggende, in particolare un mito uronico, narra che quando la Terra era povera e sterile, il Grande Spirito mandò una donna a salvare l’umanità; viaggiando per il mondo, ovunque la sua mano sinistra toccava il suolo, crescevano le mais e dove toccava la mano destra cresceva il patate. Quando la Terra divenne ricca e fertile si sedette e si riposò, quando si alzò, li nacque il tabacco.  Il tabacco per migliaia di anni ha avuto quindi uno scopo sacro, veniva usato per la preghiera, come medicinale o per mostrare rispetto, non era usanza abusarne o per scopi ricreativi.

Gli eventi storici collegati al tabacco risalgono ufficialmente al 1492, quando Cristoforo Colombo e i suoi uomini arrivarono a Hispaniola; qui incontrarono degli indigeni che offrirono loro delle foglie di tabacco essiccate. Uno degli accompagnatori di Colombo, Rodrigo de Jerez, fu definito come il primo fumatore di tabacco fuori dalle Americhe e riportò l’abitudine del fumo nella sua città natale, ma il fumo che gli usciva dal naso e dalla bocca spaventò così tanto i suoi vicini, che nel 1501 venne incarcerato, accusato di aver frequentato il diavolo.  Ramon Pane, monaco cattolico generalmente riconosciuto come il primo uomo che introdusse tabacco in Europa, accompagnò Colombo nella sua seconda spedizione e riportò l’usanza del tabacco da fiuto, tabacco senza fumo fatto di foglie di tabacco macinate in polvere che viene generalmente inalato attraverso il naso. Il tabacco venne poi riportato in Spagna da Fernando Cortez, come richiesto da Ramon Pane. A metà del 16° secolo il tabacco fu ufficialmente introdotto in Europa; risale al 1535 il primo resoconto scritto dei primi test sul tabacco da parte degli europei. Una svolta importante ci fu nel 1571, quando Nicolas Monardes scrisse “De Herba Panacea”, testo sulla storia delle piante medicinali del nuovo mondo, dove si affermava che il tabacco potesse curare 36 mali diversi. Divenne un libro di testo medico standard in tutta Europa. 

Successivamente il tabacco continuò a diffondersi in tutto il mondo, in Europa in particolare Jean Nicot de Villemain, introdusse al tabacco anche la regina consorte Caterina de’ Medici. Fu proprio in omaggio a Nicot che la specie botanica divenne “Nicotiana” e il suo prodotto nicotina. Solo successivamente iniziarono a rendersi noti gli effetti pericolosi del tabacco, risale al 1588 la prima testimonianza di cancro al naso probabilmente correlata al fumo del tabacco (a quel tempo era comune espirare il fumo attraverso il naso). Negli anni successivi vennero emanati i primi divieti relativi al suo uso, nel 1604 in particolare, Giacomo I d’Inghilterra emise il Counterblast to Tobacco, probabilmente la prima condanna sull’uso di tabacco; nel 1575, venne emanato il primo divieto sull’uso del tabacco, rendendo illegale il fumo in qualsiasi luogo pubblico di culto nella Chiesa cattolica romana delle colonie spagnole.

Nonostante questi divieti ed i successivi, negli anni seguenti l’uso del tabacco crebbe costantemente, soprattutto negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale. Le sigarette presero il nome di “fumo del soldato”, persino il generale Pershing disse: ”Mi chiedi di cosa abbiamo bisogno per vincere questa guerra. Rispondo al tabacco tanto quanto ai proiettili. Il tabacco è indispensabile quanto la razione quotidiana; dobbiamo avere migliaia di tonnellate senza indugio”, di conseguenza, nel 1918 il Dipartimento della guerra acquistò l’intera produzione di tabacco Bull Durham. Phillip Morris nel 1924 iniziò a commercializzare le Malboro come sigarette da donna, ed in risposta l’American Tobacco Company, produttrice del marchio Lucky Strike, iniziò a commercializzare le sue sigarette tra le donne, ottenendo il 38% del mercato. In 10 anni, il consumo di sigarette triplicò tra gli adolescenti, tra il 1925 e il 1935; solo 5 anni dopo, gli americani erano arrivati a fumare più di 2500 sigarette per persona l’anno, inoltre furono segnali circa 7000 nuovi casi di cancro ai polmoni. In quegli anni furono pubblicati i primi studi di correlazione tra il fumo del tabacco e il cancro ai polmoni, nel 1941 Ochsner e DeBakey notarono una correlazione tra l’aumento delle vendite di tabacco e l’aumento di casi di cancro ai polmoni, concludendo che quest’ultimo era dovuto principalmente all’uso di tabacco. La vendita di sigarette raggiunse i picchi massimi durante la seconda guerra mondiale. Il presidente Roosevelt, consumatore assiduo di sigarette arrivando a consumarne due confezioni al giorno e affetto da gravi malattie cardiovascolari e cancro avanzato, rese il tabacco una coltura protetta. Le sigarette vennero incluse nelle razioni C dei soldati, come cibo e farmaci, e le compagnie produttrici inviavano milioni di sigarette gratuite ai soldati, ottenendo alla fine della guerra un flusso costante di clienti fedeli. Negli anni successivi scienziati e autorità mediche affermarono che l’uso di il tabacco contribuisse allo sviluppo del cancro nelle persone predisposte. Sono state presentate prove sufficienti a giustificare tale presunzione.

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Margherita Leonetti
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